La Ragazza della meningite 

Meningite. Quanta paura ha creato questa parola nei mesi scorsi. Ogni giorno i media davano notizie di nuove persone infette dai diversi ceppi di questa malattia  che può diventare fatale. Si è addirittura giunti a parlare di una grave epidemia. La realtà è un’altra. I dati scientifici  ci rassicurano, infatti la diffusione di questa malattia invasiva è sovrapponibile a quella dell’anno precedente (http://www.epicentro.iss.it/problemi/meningiti/EpidItalia.asp). Ho iniziato ad informarmi di questa malattia nel periodo di natale, dopo esser sopravvisuta ad una meningite batterica da pneumococco.

Di non essere una ragazza molto fortunata L’ho sempre saputo ma dopo esser finita sulla sedia a rotelle a causa di un incidente stradale ero convinta che il mio corpo non avrebbe più subito disavventure. Invece, Mai dire Mai.

Così, il 25 novembre 2016 dopo molti giorni di spossatezza e dolore alla testa mi svegliai con il collo completamente bloccato. Non ero in grado di voltare lo sguardo a destra o sinistra e sentivo il cranio sempre più compresso. Mia madre dovette chiedere a mio fratello di aiutarla a vestirmi perchè io ero completamente bloccata e non riuscivo a sollevare le braccia per mettere la maglietta. Andammo in pronto soccorso all’ospedale di Niguarda. Spiegai quali fossero i miei sintomi, ma mi segnalarono come codice verde, dunque avrei dovuto aspettare molte ore prima di esser visitata. Per fortuna mentre prendevano i miei dati iniziai a vomitare, così mi fecero entrare immediatamente. Non riuscivo a sdraiarmi nel letto nemmeno con lo schienale alzato. Arrivò il momento della tac cervicale e all’encefalo ma non riuscii  a sdraiarmi e dovettero farmi 2 punture di morfina per farmi rilassare e potermi rendere meno rigida. 

Da quel momento non ricordo più nulla. Tutto ciò che so me lo raccontò mia madre una volta terminati i giorni di terrore. 

La tac risultò negativa ma gli esami del sangue evidenziaronouna presenza di globuli bianchi altissima rispetto alla media e gli esami delle urine terribili. Diagnosticarono un’infezione alle vie urinarie e mi spostarono nel reparto  di Medicina d’Urgenza per poter iniziare un’antibiotico per via endovenosa che sarebbe dovuto durare per due giorni.

Sarebbe, perché quella stessa sera dopo che diedero il permesso a mia madre di andare a casa e di tornare la mattina seguente la richiamarono dopo una quarantina di minuti dicendole che il mio assopimento non poteva esser correlato alla morfina e avevo bisogno di una rachicentesi poiché sospettavano un’infezione cerebrale. Quando mia madre tornò non la riconobbi. Iniziò per lei una notte terribile. Non tanto per me perché non ricordo nulla. Iniziai ad avere forti convulsioni, sbattevo le braccia a destra e sinistra, facevo scattare velocemente la testa da una parte e dall’altra, facendo versi strani con la bocca. Non rispondevo più a nessuna domanda.e alle 2 del mattino la febbre aumentò fino a 41º. Arrivò il referto della rachicentesi che confermò la meningite.  il mattino arrivò e la mia saturazione scese al 74%, così mi inserirono le sondine per l’ossigeno.

Più passavano le ore e più la mia situazione peggiorava fino a constatare una polmonite. Mi riempii di catarro e nel pomeriggio decisero di intubarmi e di trasferirmi alla Multimedica di sesto San Giovanni poiché la rianimazione di Niguarda non aveva posti liberi. Mentre mi spostarono per l’intubazione il medico disse a mia madre ciò che un genitore non vorrebbe mai sentirsi dire: “Signora potrebbero rimanere solo due ore a sua figlia. In quelle due ore mi trasferirono in Multimedica e una volta arrivata andai in coma. Sembrava che non ci fosse nulla da fare e il coma durò 10 giorni. Mi svegliai il 7 dicembre ma dovetti comunque rimanere sedata e contemporaneamente continuare gli antibiotici per eliminare del tutto l’infezione cerebrale. Quando mi svegliai il medico mi fece delle semplici domande. Se avevo dolore, se sentivo le gambe,poi mi chiese se la lettera C fosse la prima, la seconda o la terza dell’alfabeto. Risposi: “Cos’è l’alfabeto?”.

I rischi dovuti ad una meningite sono molti, tra cui sordità e perdita di memoria. Ciò di cui era più preoccupato il medico era che potessi non ricordare di essere in carrozzina a causa di un incidente. Per questa situazione non servirono domande perché fui io un giorno a chiedere di poter esser messa in carrozzina per poter “andare in sala a guardare XFactor”, d’altronde ero talmente sedata che non riuscivo a capire nè di essere in ospedale nè di essere intubata. ma adesso non è il caso di raccontare tutto ciò che  ricordo di poco sensato del coma e di quando mi svegliai. Preferisco raccontare il periodo di recupero.

Il  medico in Multimedica vedendo la mia fatica nel respirare autonomamente era in dubbio se procedere con una tracheotomia o meno. Sapeva che a Niguarda avrei avuto più possibilità di evitarla.

Così il 13 dicembre mi spostarono nuovamente a Niguarda nel reparto di Neurorianimazione. Mi estubarono, feci due sacchi di trasfusione e saltai il rischio della seconda tracheotomia in 4 anni. Due giorni dopo tornai nel reparto di Unità spinale dopo 3 anni dalla mia dimissione.

Potevo stare tranquilla, ero nella mia seconda casa. Conoscevo tutti e potevo fidarmi di ogni figura che lavorava all’interno del reparto. Iniziai ad essere più cosciente e mia madre mi raccontò tutto ciò che era successo nelle settimane precedenti. Ero tranquilla ma mi misi a piangere, Non potevo credere di aver rischiato così tanto un’altra volta. Quando entrai in coma mia madre era convinta che non mi avrebbe più riportato a casa. Novembre era il periodo in cui la radio trasmetteva continuamente la canzone “Assenzio” di J-Ax e Fedez che ad un certo punto dice:

 “E allora ho chiesto scusa al cielo per la mia vita intera Mentre l’infermiera le infilava i tubi nelle braccia. Ho pregato Dio: Prenditi i soldi, la mia moto e la carriera Ma non portarti via la mia ragazza.

Ero riuscita in un attimo a spaventarla come non mai, mi sono ripresa e grazie allo stordimento dovuto ai forti farmaci sono tornata a farla ridere come non fosse successo nulla.

Prima di Natale mi fecero scendere dal letto ma non mi misero sulla mia carrozzina, bensì su una bascula. Una carrozzina con uno schienale più inclinato. avendo passato quasi un mese a letto dovetti riabituarmi a tutto. Mi accorsi di essere debolissima:avevo perso  quel poco di muscolatura che mi ero creata con tanto impegno e fatica negli ultimi 3 anni, le braccia erano tornate esili e ricominciai la mobilizzazione a letto durante il mattino. Ciò che mi preoccupò di più fu che non controllavo correttamente la mano sinistra. Non riuscivo nè ad utilizzare il telefono nè a tenere la forchetta per poter mangiare e queste furono le prime cose che imparai a fare dopo l’incidente.

  Così mi ritrovai nel passato ma con esperienze difficili già vissute.

 E incontrando persone che stavano vivendo per la prima volta tutto questo ho capito che non potevo lasciarmi abbattere, nonostante avessi tutte  le ragioni per essere incazzata con il mondo, poiché sapevo che potevo star meglio e tornare ad una vita quasi perfetta, come quella di tutti, perché nessuno, pur essendo in salute, vede la sua vita perfetta.

Natale e Capodanno li passai lì, nel resort di Niguarda, con i parenti e gli amici di sempre. I medici pensavano di dimettermi il 9 gennaio ma si accorsero che era ancora troppo presto. Dovevo recuperare la forza e fare molti esami per essere certi che non ci fossero altri focolai dovuti alla meningite (https://www.pazienti.it/malattie/gliosi).

Durante due di questi esami (una tac e un elelettroencefalogramma) entrambe le figure lavorative dopo aver letto il mio nome sulla cartella mi dissero: “ah tu sei la Ragazza della meningite?!” Una era la Neurologa che decise di fare la rachicentesi, l’altro signore era uno degli infermieri che mi fece la prima tac dopo aver raggiunto il pronto soccorso. Trovai la situazione abbastanza buffa! C’è la ragazza con l’orecchino di perla, la ragazza di fuoco, e poi la Ragazza della meningite. Purtroppo ci sono state altre “ragazze della meningite” che non ce l’hanno fatta. Così io mi trovo a riflettere e a cercare di capire se sono una ragazza sfigata come penso, o se in realtà sono fortunata perchè mi sono ripresa anche questa volta.

La Ragazza della meningite durante il ricovero ha scoperto di aver avuto anche un cedimento di alcune vertebre cervicali che le causano un dolore molto forte e le è stato così vietato di continuare con lo sport di cui si era innamorata, rugby in carrozzina. Inoltre ha dovuto saltare la sessione invernale degli esami invernali. Ammette di essersi un po’ scoraggiata perché prima della meningite era in forma e con molte attività da seguire. Dopo un ricovero inaspettato durato 4 mesi si sente sicuramente più debole e chiusa in una campana di vetro non potendo fare ciò che prima impegnava le sue giornate.

Adesso la Ragazza della meningite è tornata a casa ma promette che cercherà nuove emozioni per tornare alla sua vita quasi perfetta che nonostante tutto era perfetta così.
Priscilla_Chairleader