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Prendere il treno da sola: FATTO

Scrivo mentre sono sul treno di ritorno che da Torino mi riporta a casa. Sarà l’ammirare i campi di riso al tramonto tra Vercelli e Novara che mi da ispirazione, o l’aver provato quella sensazione che solo le PRIME VOLTE ti sanno dare. Niente di trasgressivo, o di romantico. Ho semplicemente viaggiato in treno senza l’accompagnamento di alcuna persona.

Per 2 anni ho cercato di organizzarmi per andare a Verona, ma avveniva sempre qualcosa che mi impediva di partire. E in realtà persino l’organizzazione verso la Città Magica è saltata ben 2 volte. La prima volta scoppiò la pandemia COVID,la seconda, le previsioni meteorologiche davano pioggia. Non poteva vincere la magia nera della città contro la mia testardaggine.

Così, una settimana prima della mia gita fuori porta chiamai il numero della SalaBlu per l’assistenza di Trenitalia e comprai i biglietti. A causa della non accessibilità di tutte le stazioni e di ogni treno, è obbligatorio prenotare il viaggio con largo anticipo. Una volta aver ricevuto l’email di conferma avvisai la mia amica di Torino dicendole di pensare lei a che tour farmi fare. Avendo un solo giorno non era necessario stancarsi troppo. Volevo solo godermi l’aria di libertà che vive la maggior parte delle persone senza disabilità. E così è stato.

A molti di voi risulterà strano, ma vedere le porte del treno chiudersi mentre il signore dell’assistenza mi accompagnava alla mia postazione è stato emozionante! Godo di poche cose e sensazioni. La mia routine non cambia da anni. Per questo ho sentito qualcosa di forte al vedere il treno allontanarsi dalla stazione. Il viaggio di andata è durato solamente 1 ora. La carrozza era a mia completa disposizione tant’è che mi hanno dato l’opportunità di non utilizzare la mascherina. All’arrivo sono stata accolta dalla mia amica Maria pronta a documentare tutto con il suo telefono, e da un fresco venticello che mi faceva appena venire la pelle d’oca; il che l’ho preferito, non sono sicura sarei riuscita a sopravvivere al caldo che si vive in città. Ho vissuto la giornata in completa armonia e senza pensieri, a parte quando sono passata per Parco del Valentino, dove ho ricordato quelle volte in cui andavo a ballare allo Chalet, una discoteca che si trovava all’interno del parco, e luogo in cui ho passato il mio ultimo Halloween prima dell’incidente. Non è stato però un pensiero negativo, non ho provato tristezza.

Così le ore sono trascorse velocemente, tra chiacchiere e selfie. Quando si è fatta l’ora di tornare in stazione avrei voluto fermarmi ancora un po’, ma non era possibile. Come Cenerentola avevo un orario da rispettare per tornare alla realtà. dove ho poca autonomia. Dunque sono andata in bagno, in quanto una volta salita sul treno non avrei più potuto fare nulla essendo sola. In seguito ho raggiunto la Sala Blu della stazione dove mi hanno accompagnato per l’ultima volta al binario del treno destinazione Milano Centrale. Viaggiare su un regionale veloce è più impegnativo. Lo spazio per la sedia a rotelle in realtà non c’è, devo stare incastrata tra 2 sedili, uno dietro e uno davanti. Avendo una signora a 1 solo metro di distanza sono obbliga a tenere la mascherina che purtroppo non mi da la possibilità di respirare bene. Per questo inizio a sentire la stanchezza. Ma allo stesso tempo sto rientrando a casa con la consapevolezza che è andato tutto bene e che sicuramente tornerò a prendere il treno sola, e a scrivere per una prossima avventura.

Rugby in Carrozzina Gran Prix – Tappa Milano

Weekend frenetico al campo sportivo G.B. Curioni, dove la AS Rugby Milano ha ospitato la manifestazione di Rugby in carrozzina, organizzata dalla Polisportiva Milanese e voluta dalla Fispes.
Si trattava della prima tappa del Gran Prix Rugby in carrozzina, in cui si sono sfidate 4 squadre miste, con atleti provenienti da Padova, Milano, Roma, e addirittura Barcellona.Questa manifestazione è stata voluta per promuovere lo sport di Rugby in carrozzina che in Italia non è ancora conosciuto in tutto il territorio, e dunque per cercare nuove reclute con la voglia di frequentare questo ambiente e far crescere la disciplina.

Se si osserva per la prima volta una partita di Rugby in carrozzina ci si spaventa. Gli atleti sfrecciano su carrozzine che ricordano dei piccoli carro armati, e durante la fase del “placcaggio”, si assiste ad un vero e proprio incidente, e si pensa che la persona sulla sedia a rotelle possa schizzare fuori dalla palestra per il forte scontro. È sì uno sport dinamico, ma dietro ci sono regole severe. Ad esempio, si può giocare solo se la disabilità colpisce almeno tre arti. Per questo la maggior parte degli atleti sono ragazzi tetraplegici, o poliomieliti; inoltre ad ogni giocatore corrisponde un punteggio, da 0.5 a 3.5 in base alle sue capacità fisiche, e la squadra per giocare deve totalizzare un punteggio di 8.0. La palla con la quale si gioca non è ovale ma rotonda per agevolare la presa e una squadra è composta da quattro giocatori. 

Il Gran Prix Rugby in carrozzina si svolgerà un fine settimana al mese, e toccherà diverse città. 

La prossima tappa è quella di Sacile, in provincia di Pordenone, che ospiterà la manifestazione il prossimo 28-29 Novembre.

Se si pensa al rugby immaginiamo ragazzi-armadi che corrono per il campo, scontrandosi e alzando zolle di terreno. Ma, a parer mio, il Rugby in carrozzina è ancora più tosto, perché ci vogliono veramente le palle a non aver il controllo della maggior parte del corpo e fiondarsi a tutta velocità per fermare l’avversario, rischiando di cadere.

Però anche questo è il bello dello sport, e inoltre aiuta da sempre l’integrazione di un individuo e stimola la voglia di raggiungere un obbiettivo con tutte le forze che si hanno in corpo.
 

Consiglio dunque, a chi ha i requisiti per fare questo sport, di prenderlo seriamente in considerazione!  

Si attendono nuovi atleti
🏉

Priscilla_Chairleader

“La notte i reietti fanno brutto”, e così è stato!

Le emozioni che si provano ai concerti sono sempre uniche. Se, in più, si tratta di uno dei tuoi artisti preferiti le sensazioni sono ancora più travolgenti. Il mix di euforia e felicità si fanno sentire attraverso le voci di tutti i presenti e non importa se si tornerà a casa con qualche botta a causa della troppa ressa o di un pogo troppo violento. L’importante è essere presenti!

Ieri sera ho partecipato alla chiusura de Il Bello D’Esser Brutti Tour, di J-Ax. E ammetto di esser stata preoccupata all’inizio, perché i suoi concerti per me sono sempre stati il top prima dell’incidente, e avevo paura di macchiare dei bei ricordi. Essendo sempre stata abituata a saltare e cantare in mezzo a tutti i partecipanti, non me la sentivo di essere esiliata su un palchetto lontano da quello dell’esibizione. Così avevo già avvisato l’amico con cui sono andata, che avrei fatto di tutto per andare davanti il mio idolo.

Ma anche questa volta Ax e gli organizzatori del suo spettacolo hanno saputo sbalordirmi! Le persone in sedia a rotelle hanno avuto la fortuna di assistere al concerto SOTTO IL PALCO, davanti a tutti. Mi sono sentita messa al primo posto, e questo non capita tutti i giorni a persone con disabilità in Italia. Invece ho avuto la possibilità di cantare tutte le mie canzoni del cuore, tra l’altro la prima in scaletta è stata “Spirale Ovale”, che è per antonomasia la canzone che fa scatenare maschi e femmine ai suoi concerti. Quindi è proprio partito col botto!

Ho potuto così sentirmi parte di ogni performance, proprio com’è successo ad ogni concerto a cui ho partecipato. Spero proprio di poter vivere così ogni prossimo concerto..

E magari la prossima volta che sentirò J-Ax, cercherò di non essere l’unica a non guardare in camera per il selfie!

Priscilla_Chairleader