Amicizia è la risposta. “Tutti per Chiara “

Di una cosa sono veramente grata e mi reputo fortunata. Dell’amicizia che ho con alcune persone che mi sono sempre state accanto ancora prima dell’incidente.
Due weekend fa però ho conosciuto una persona che è stata molto più fortunata di me se parliamo di amicizia.
Chiara Gemmo è una ragazza che il 30 luglio 2016 a 26 anni ha perso la vita in un incidente stradale durante un’escursione in Bolivia. Una studentessa dell’Università di Ferrara trasferitasi a NewYork per il dottorato di ricerca dove si occupava di studi per malattie rare del sangue. Nello specifico i suoi studi si concentravano sulla talassemia.
Sono venuta a conoscenza della storia di Chiara in quanto è la migliore amica di una persona per me veramente importante, un amico di cui non posso fare meno.
Non parlo di lei al passato poiché durante questo weekend mi sono resa conto di quanto Chiara continui a vivere grazie all’impegno che hanno preso la famiglia e gli amici per ricordarla.
Nella provincia di Padova, a Montagnana, città natale di Chiara e del mio carissimo amico l’intera comunità si è impegnata e unita per organizzare un evento in sua memoria a un anno dal tragico destino che l’ha allontanata fisicamente dai suoi cari e da una vita insieme a loro.

L’evento è stato chiamato “Calici sotto le mura” Un intero weekend iniziato venerdì 28 e terminato domenica 30 luglio in cui era possibile passare dall’orario aperitivo e continuare la serata attorno le mura medievali di Montagnana per prendere da bere scegliendo tra birra e vino. Facendosi aiutare nella decisione dai proprietari delle aziende che hanno dato la loro disponibilità proponendo i loro prodotti in piccole casette di legno poste sotto le mura. Oltre ai proprietari a lavorare dietro le casette c’erano tutti gli amici di Chiara, che da un’idea nata da Antonio, suo padre, hanno fondato l’Associazione Tutti per Chiara, con la quale raccoglieranno fondi destinati alla ricerca delle malattie del sangue. Continueranno così il lavoro iniziato da Chiara.
Io sono arrivata sabato 29. In ritardo, facendo prendere una multa per ingresso in ZTL alla mia amica, per fare una sorpresa al Presidente onorario dell’associazione. Appena arrivata sono andata a pagare e la ragazza della cassa mi ha chiesto “sei Priscilla, l’amica di Thomas?”, ho risposto di sì tutta contenta perché sapevo della pubblicità che lui mi ha sempre fatto e non vedevo l’ora fargli vedere che ero presente anche io per lui e per l’incredibile lavoro che stava svolgendo con tutti gli altri ragazzi del team Tutti per Chiara.
Con una scusa una mia amica è riuscita ad avvicinare il “presidente” verso di me. E come previsto c’è stato l’abbraccio e la commozione di entrambi. Era proprio quello che volevo.
È stata una bella serata, lui ha continuato a lavorare e io sono stata con vecchi amici a bere e ogni tanto qualcuno mi fermava nuovamente per chiedermi “sei Priscilla l’amica di Thomas?”. Vedevo moltissima gente presente: compagnie di amici e famiglie. La serata si stava svolgendo al meglio quando poco dopo mezzanotte ha iniziato a diluviare. E così il giorno ha cambiato data. 30 luglio 2017. Un anno dalla scomparsa di Chiara.
Forse è stata lei a decidere di buttare i gavettoni per far capire che anche la seconda serata era stata un successo e voleva brindare dietro le casette coi suoi amici che stavano facendo così tanto per lei e quello era un modo per ringraziare tutti. Infatti quell’improvvisa bomba d’acqua ha portato l’intero team Tutti per Chiara dietro una casetta a brindare tra di loro e ad unirsi in un grande abbraccio. L’abbraccio è l’unico atto fisico che aiuta a sostenere più persone.
Io ho dovuto tornare in hotel prima del previsto e la forte pioggia non mi ha dato la possibilità di salutare il mio amico. Così la mattina, dopo qualche ora di sonno mi sono fatta portare nuovamente in quel piccolo borgo medievale perché nel duomo si celebrava una messa in memoria di Chiara.

Non mi piacciono le messe, figuriamoci partecipare ad un’eucarestia così intima. Mi chiedevo cosa c’entrassi io che non avevo mai conosciuto Chiara . La risposta era l’amicizia.

L’amicizia che lega Chiara a Thomas, e l’amicizia che lega lui a me. Un anno fa quando io e lui ci eravamo incontrati prima del funerale di Chiara gli avevo detto che poteva contare su di me. E dopo un anno volevo dimostrarglielo. Dal suo sorriso ho capito di esserci riuscita. Dopo la messa c’è stato un piccolo aperitivo e ho avuto l’occasione di parlare con la famiglia di Chiara, dai genitori alla sorella. E parlando con loro ho capito quanto è fortunata questa ragazza ad avere intorno a sè persone così dolci capaci di farmi sentire parte di quel gruppo di ragazzi che non conoscevo. Se non avessi avuto il problema di dover fare una risonanza magnetica il giorno dopo sarei rimasta a dare una mano per l’ultima serata dell’evento. Invece dopo aver salutato tutti quanti, ho pranzato con Thomas e poi sono partita per Milano con un sacco di pensieri.. primo fra tutti il pensiero che è proprio vero che sono le persone più speciali ad andarsene prima del tempo. E il tempo sembra così difficile da riempire senza perderlo facendo cose inutili.
Ciò che ha salvato la famiglia di Chiara e gli amici è stato proprio quel tempo che sono stati in grado di riempire facendo qualcosa di eccezionale, creando l’associazione Tutti per Chiara”.
Alla fine dell’evento la somma raccolta è arrivata intorno ai €20.000. Questo è solo l’inizio di una grande avventura che questi splendidi amici hanno deciso di affrontare per continuare a far vivere il ricordo di Chiara, Una figlia, sorella e amica che sicuramente è grata di tutto quello che continua ad accadere in suo nome .

Priscilla Chaileader

Capodanno 2016: i miei primi giorni di normalità 

Passare il Capodanno all’estero o in una capitale europea sta diventando una consuetudine per i ragazzi di oggi. Fare la valigia, prendere un volo low cost, partire e dare un taglio alla solita routine è qualcosa che mi manca molto, e dopo aver sentito più conversazioni di amici che parlavano di partenze,mi sono detta che non potevo passare ancora la sera del 31 a casa con mia madre.

L’incidente mi ha portato via l’indipendenza, il potermi prendere cura di me stessa. Da allora sono completamente dipendente dall’aiuto di mia madre: nel vestirmi, andare in bagno, lavare i capelli e tante altre cose. Come potevo pensare di partire senza lei?

Fortunatamente ho un’amica che non si è spaventata alla mia improvvisa domanda “Che ne dici fare Capodanno a Barcellona da sole?”. La stessa sera della proposta ne parlai con la mamma, che sorprendentemente accettò poiché conosce bene la mia amica Paul e sa che è in grado di aiutarmi. Così mi attaccai al computer e in 15 minuti comprai i biglietti aerei, mentre il giorno dopo prenotai l’hotel.

La scorsa estate ho trascorso 5 giorni a Barcellona con mia madre e un’altra amica e rimasi sconcertata da quanto fosse semplice per una persona in carrozzina girare per questa città meravigliosa, che allo stesso tempo è moderna ma rimane pur sempre antica. Per questo motivo ho scelto di tornare.

Avendo prenotato il volo di andata il 30 alle 6.30 del mattino, la sveglia era prevista per le 3.30! Dopo una bella dormita in aereo il risveglio è stato epico! Essendo arrivati con 30 minuti di anticipo l’assistenza non poteva ancora venirmi a prendere, così io e la mia Paul siamo rimaste in aereo con il comandante,che per svegliarsi ha deciso di mettere un po’ di musica punk-rock! Altro che caffè. Da lì capii subito che avrei passato dei bei giorni.

Oltre ad aver trovato un tempo fantastico con una temperatura massima di 17ºC, il soggiorno è stato indimenticabile. La mia Paul non si è mai arresa e non mi ha mai fatto notare la sua stanchezza. Nemmeno quando a Parc Güell abbiamo deciso di raggiungere il punto più alto, percorrendo una strada ripida e piena di pietre. L’unico inconveniente è successo la sera del 31 quando per poco Paul non rischiava di affogarmi mentre cercava di lavarmi i capelli dentro il lavandino.

La sera di Capodanno l’abbiamo passata in Plaça d’Epanya insieme ad altre 50 mila persone, con una birra in mano e come sfondo l’emozionante Font Màgica, illuminata per l’occasione da più colori. Da lontano sembrava l’ingresso per il paradiso, e allo scoccare della mezzanotte ho rivisto dopo 3 anni dei fuochi d’artificio, da sempre sul podio delle cose che più mi emozionano. Mi sentivo particolarmente a mio agio. Ero serena, finalmente ero riuscita ad allontanarmi e a fare qualcosa di normale come fanno tutti i ragazzi della mia età. Per me la normalità non è qualcosa che centra con l’aspetto estetico. Normalità per me significa andare a bere qualcosa senza avere il terrore di dover tornare a casa in tempo per andare in bagno, o poter tornare tardi la sera senza svegliare mia mamma per farmi mettere a letto. Non sarei mai riuscita a partire senza la mia Paul, ma per me è pur sempre un gran risultato. 

Questo post lo dedico a tutte quelle persone che sono ancora in ospedale o sono state dimesse da poco. Raggiungere l’indipendenza sarà il percorso più duro. Da parte nostra serve tenacia e costanza, ma c’è bisogno anche di persone che non hanno paura di starci vicino. Senza la fiducia di mia madre, la positività di Paul e la mia voglia di andare avanti non avrei potuto organizzare questi 3 giorni.

Il 2016 voglio costruirlo pezzo dopo pezzo, sperando fili liscio come questi giorni passati a Barcellona che mi hanno aperto gli occhi, mostrandomi quanto ancora io possa fare, con l’aiuto di chi veramente mi ha a cuore.

Priscilla_ChairLeader