A Milano i miei concittadini che creano le barriere

Cari Concittadini milanesi.

Io sto vedendo La città cambiare. Leggete questo post e ditemi: voi Milanesi volete dare il buon esempio e cambiare insieme a Milano?

5 anni fa dovetti trasferirmi per via di un incidente che mi ha paralizzato e mi costringe a vivere in sedia a rotelle. Oltre all’esigenza di una soluzione abitativa accessibile avevo quella di trovarne una non lontana da mezzi pubblici e servizi.

La mia soluzione mi ha portato in una zona strategica: esattamente sotto casa ho la fermata della metropolitana Piola e quella della Linea 39. Un vero lusso per chi vive in sedia a rotelle come me. Un lusso di cui non ho quasi mai usufruito se non per urgenze. Perché, per quanto riguarda la fermata della M2, dalla chiamata dell’agente per l’attivazione del montascale all’arrivo presso i binari per prendere il treno impiegavo dai 18 ai 22 minuti. Troppo il tempo per scoprire, a volte, che la fermata verso cui dovevo dirigermi aveva problemi, ed ero quindi costretta a cambiare piano.

Avrei potuto approfittare della 39 potendo arrivare così in Piazzale Loreto. Già! sarebbe stata una seconda scelta perfetta se non fosse che manca la segnaletica a terra e nessuno si ricorda che è vietata la sosta da 15 metri prima a 15 metri dopo il cartello di fermata del bus. Così l’intera area riservata viene occupata da auto che non permettono al mezzo pubblico di arrivare al marciapiede e aprire la rampa che dà la possibilità alle carrozzine di salire autonomamente.

Per 5 anni non ho mai detto nulla, rassegnata e con la scusa “ ci pensa mia mamma a portarmi in macchina così facciamo in fretta.”

Adesso però vedo la città cambiare. Cambia l’architettura, l’urbanistica, il modo di vivere. E il modo di pensare? Il mio è sicuramente cambiato. Voglio vivere in una città all’avanguardia ma soprattutto con cittadini all’avanguardia.

È questo il vero problema che qualche giorno fa mi ha lasciato senza parole.

Come dicevo, la metropolitana la utilizzavo solo in caso di grossa necessità. Ma dopo un anno di continui guasti al montascale della fermata Piola, a settembre ATM ha deciso di non farlo tornare in funzione dicendomi che sono in attesa di una gara d’appalto, e che solo dopo la conclusione di questa si deciderà il destino di quel montascale che rendeva la fermata accessibile ( tengo a sottolineare che essa porta al Politecnico di Milano e a due ospedali).

Ho così segnalato l’urgenza di mettere le strisce alla fermata della linea 39 che a me avrebbe sicuramente risolto il problema. A un mese dal mio appello, il 6 dicembre uscendo dal portone del mio condominio, ho trovato le strisce gialle luccicanti che ancora sprigionavano il profumo di vernice. Ho sorriso tutta mattina mentre pensavo che non avrei più rischiato di essere investita dovendo farmi posizionare in mezzo alla strada, per farmi vedere dai conducenti e chiedere la rampa a causa di tutte le auto parcheggiate sulla fermata.

La sera stessa mentre io e mia madre rientravamo, veniamo fermate da una nostra condome che con tono indignato esclama: “ Ma avete visto cosa hanno fatto? In tanti si sono lamentati! Queste strisce sono troppo lunghe!! Ho scritto immediatamente al Comune ma mi ha detto che sono le prime strisce segnaletiche europee in vigore a Milano.”

Ho prontamente risposto che ero stata io a farne richiesta perché non potevo accedere al bus. Ovviamente non ho sentito controbattere. Però è stato un dispiacere enorme sapere che più persone si sono lamentate perché preferirebbero continuare ad approfittare della mancanza di vigilanza per parcheggiare H24 sulle strisce senza la preoccupazione della rimozione, e che non abbiano lontanamente provato a chiedersi come mai dopo tanti anni siano comparse.

Ho quindi avuto la dimostrazione di quanto i miei concittadini predichino bene e razzolino male. Vogliamo essere europeisti ma la segnaletica non va bene, preferiamo non averla proprio. Parcheggiamo nel posto disabili mettendo le quattro frecce e se arriva chi veramente deve usufruire del parcheggio diciamo “Scusi, ha ragione! Un attimo”.

Per tutto questo sono convinta che sia ecessaria la sensibilizzazione e una corretta educazione a partire dalle nuove generazioni. Per essere sicuri che in futuro non debbano essere solo le persone con disabilità ad insegnare cosa è necessario fare per migliorare una qualità di vita che sia giusta per tutti. E Non solo per chi vive con handicap.

Priscilla Chairleader