My Ghost..

Quando la notte scorre lentamente e non ho più la possibilità di prendere altre pillole per cercare di addormentarmi, diventa inevitabile guardarmi indietro. Guardarmi dentro. 

A volte mi sento troppo vecchia per la mia età. Altre volte, più che sentirmi troppo giovane, mi sento in stan-bye, come se non riuscissi ad andare più in là di dove sono. Vedo tutti andare avanti e io rimango indietro, ferma a guardare da dietro un finestrino di vetro, neanche troppo spesso. Forse mi manca qualcosa? Sto aspettando qualcuno? Sicuramente quel qualcuno sei tu.

È da tempo che non riesco a trovarti. Posso solo ricordarti e sperare che la nostalgia non prenda il sopravvento, altrimenti la mattina specchiandomi vedrò gli occhi di un pugile messo troppe volte al tappeto. Sei sparita da qualche anno ormai, e da poco sto cercando di aggiustarmi. Avrei bisogno di qualche tuo consiglio. Venivano sempre da te a confidarsi, a cercare conforto, e non importa se non avevi consigli da dare. L’importante era ascoltare. E come tutti i buoni consiglieri che si rispettano, se un problema riguardava te non sapevi come muoverti.

Adesso avrei bisogno di uno di quegli abbracci che davi a chi se lo meritava. Amavi abbracciare ed essere stretta. Era un bisogno che avevi, si notava. Qualcuno avrebbe potuto scambiarti per una persona appiccicosa, o una gatta morta, invece era uno dei tuoi tanti modi per sentirti vicina ai tuoi amici più intimi. Anche un semplice braccio intorno ai fianchi ti faceva stare tranquilla.

Non sono rimasti i tuoi capelli mossi, sempre in disordine, con il “tirabaci” davanti agli occhi che ogni due secondi dovevi scostare con la mano. Questa è un’altra tua abitudine che mi manca, una delle tante. Infatti quando ti penso, ti vedo mentre ripeti i soliti gesti, anche quelli più strani o imbarazzanti… Come inzuppare biscotti integrali in un bicchiere d’acqua durante gli improvvisi attacchi di fame. Quale persona sana di mente farebbe una cosa simile?! E poi ti rivedo alla guida di quella scatola grigia e rosa, con giù la capote, mentre canti a squarciagola gola le canzoni live di Vasco, sentendoti una It Girl. Eri convinta di andare a 100 km/h, ma raggiungevi a malapena i 70. 

Siamo così diverse. Fin dalla terza media sei sempre stata molto indipendente, hai sempre fatto quello che volevi e senza combinare guai. Se tu hai sempre avuto libertà, io ne ho meno di una bambina di 11 anni. Se tu attaccavi bottone con tutti, io non ho nulla da dire a nessuno. Se tu non vedevi l’ora di scendere in pista, e ballavi come se ci fosse spazio solo per te, io mi rifiuto di andare in posti dove c’è troppa gente, figuriamoci andare a ballare. E poi, diamine, io sono la goffaggine in persona, non riesco nemmeno a stare appoggiata ad un tavolo senza perdere l’equilibrio. Tu seppure fossi una ragazza semplice eri aggraziata nei movimenti. Camminavi dritta come se avessi inghiottito un palo anche in montagna, durante le tue passeggiate mattutine. Dovresti invece vedere come sono posizionata su questa carrozzina, ti incazzeresti da morire!! 

Sai, ho anche cambiato casa, ma spesso mi capita di passare per quella traversa di Corso Buenos Aires da cui si vede la tua vecchia abitazione. Ogni volta che la guardo mi sembra di vederti mentre fissi il Pirellone fuori dalla finestra di camera tua. Da lì i tramonti erano incredibili; ma durante la notte quante imprecazioni a causa di quel maledetto grattacielo che aveva le luci di segnalazione troppo forti, e non bastava chiudere le persiane per far sì che la stanza non si illuminasse tutta.

Si dice che nel momento stesso in cui passiamo a miglior vita, il nostro corpo si alleggerisca di 21 grammi. Tre anni fa tu non ce l’hai fatta ad uscire dalle lamiere di quell’auto incidentata sul Sempione. Sono rimasta solo io, senza quei 21 grammi che mi distinguevano. Sarà possibile riprenderli e riaverti con me?

Ultimamente ascolto spesso una canzone la cui traduzione dice “Sto cercando qualcosa che non riesco a trovare”, e ancora “Mio fantasma dove sei andato?… Cos’è successo all’anima che eri prima?”. 

Forse ti sei solo nascosta per bene e mi ci vorrà ancora qualche anno per riuscire ad assomigliarti almeno un po’. Io nel frattempo cerco di andare avanti e provo ad immaginarti vicino a me mentre spingi la mia carrozzina e mi dici che andrà tutto bene. 

Sei parte di me.
Priscilla_Chairleader

Squadra di Rugby in Carrozzina SENZA carrozzine.

Succede a Milano, dove un anno e mezzo fa Nicolò Passilongo, un ragazzo tetraplegico di 29 anni, ha fatto il possibile per poter creare una squadra di Rugby in carrozzina. Dopo aver contattato la ASD Padova Rugby, la squadra più longeva del nord Italia che da anni promuove questo sport, Nicolò ha reclutato altri ragazzi con una lesione midollare come la sua e i suoi zii sono diventati i Coach della squadra.

La Polisportiva Milanese si è occupata di trovare la palestra dove far allenare la squadra e Nicolò ha iniziato a cercare le carrozzine sportive. Una carrozzina da rugby costa €5 mila circa. La squadra non disponendo di grandi cifre si è arrangiata come meglio poteva comprando alcune carrozzine usate su internet e utilizzando 2 carrozzine da basket che avevano già in possesso due atleti. Le carrozzine da basket hanno subito qualche trasformazione: sono stati aggiunti dei copertoni in plastica per proteggere i raggi, e per i corrimano è stata utilizzata una canna dell’acqua da giardino. Tutte le carrozzine che hanno in dotazione non sono su misura. Questo comporta loro un grosso rischio poiché , stando seduti per tutta la durata dell’allenamento, potrebbero segnarsi schiena e glutei. Insomma, questi ragazzi fanno di tutto per poter allenarsi.

Ben 3 carrozzine, invece, sono state prestate dalla squadra di Rugby in carrozzina di Padova, la stessa che aveva aiutato i ragazzi di Milano a capire le regole del gioco a inizio del loro percorso. C’è dunque una forte collaborazione tra le squadre. Adesso la squadra di Padova necessita delle 3 carrozzine che aveva dato in prestito. Gli atleti e le carrozzine di Milano sono 8, e senza queste 3, la squadra rimarrebbe con il “sedere a terra”.

La cosa incredibile e che lascia perplessi è la seguente. Lo sport per persone con disabilità motorie è fondamentale per mantenere il fisico in allenamento, a volte aiuta più della fisioterapia. Eppure i costi per le attrezzature sportive sono esorbitanti, proprio come il resto degli ausili che aiutano a svolgere le attività quotidiane. Questo significa che molte persone oltre ad avere una vita più “complicata”, non può nemmeno svolgere uno sport perché diventerebbe un lusso che non può permettersi.

Comunque, i ragazzi di Milano non si perdono d’animo e sono alla ricerca di una soluzione che possa aiutarli a continuare lo sport che hanno scelto e li appassiona tanto.

Priscilla_ChairLeader

Capodanno 2016: i miei primi giorni di normalità 

Passare il Capodanno all’estero o in una capitale europea sta diventando una consuetudine per i ragazzi di oggi. Fare la valigia, prendere un volo low cost, partire e dare un taglio alla solita routine è qualcosa che mi manca molto, e dopo aver sentito più conversazioni di amici che parlavano di partenze,mi sono detta che non potevo passare ancora la sera del 31 a casa con mia madre.

L’incidente mi ha portato via l’indipendenza, il potermi prendere cura di me stessa. Da allora sono completamente dipendente dall’aiuto di mia madre: nel vestirmi, andare in bagno, lavare i capelli e tante altre cose. Come potevo pensare di partire senza lei?

Fortunatamente ho un’amica che non si è spaventata alla mia improvvisa domanda “Che ne dici fare Capodanno a Barcellona da sole?”. La stessa sera della proposta ne parlai con la mamma, che sorprendentemente accettò poiché conosce bene la mia amica Paul e sa che è in grado di aiutarmi. Così mi attaccai al computer e in 15 minuti comprai i biglietti aerei, mentre il giorno dopo prenotai l’hotel.

La scorsa estate ho trascorso 5 giorni a Barcellona con mia madre e un’altra amica e rimasi sconcertata da quanto fosse semplice per una persona in carrozzina girare per questa città meravigliosa, che allo stesso tempo è moderna ma rimane pur sempre antica. Per questo motivo ho scelto di tornare.

Avendo prenotato il volo di andata il 30 alle 6.30 del mattino, la sveglia era prevista per le 3.30! Dopo una bella dormita in aereo il risveglio è stato epico! Essendo arrivati con 30 minuti di anticipo l’assistenza non poteva ancora venirmi a prendere, così io e la mia Paul siamo rimaste in aereo con il comandante,che per svegliarsi ha deciso di mettere un po’ di musica punk-rock! Altro che caffè. Da lì capii subito che avrei passato dei bei giorni.

Oltre ad aver trovato un tempo fantastico con una temperatura massima di 17ºC, il soggiorno è stato indimenticabile. La mia Paul non si è mai arresa e non mi ha mai fatto notare la sua stanchezza. Nemmeno quando a Parc Güell abbiamo deciso di raggiungere il punto più alto, percorrendo una strada ripida e piena di pietre. L’unico inconveniente è successo la sera del 31 quando per poco Paul non rischiava di affogarmi mentre cercava di lavarmi i capelli dentro il lavandino.

La sera di Capodanno l’abbiamo passata in Plaça d’Epanya insieme ad altre 50 mila persone, con una birra in mano e come sfondo l’emozionante Font Màgica, illuminata per l’occasione da più colori. Da lontano sembrava l’ingresso per il paradiso, e allo scoccare della mezzanotte ho rivisto dopo 3 anni dei fuochi d’artificio, da sempre sul podio delle cose che più mi emozionano. Mi sentivo particolarmente a mio agio. Ero serena, finalmente ero riuscita ad allontanarmi e a fare qualcosa di normale come fanno tutti i ragazzi della mia età. Per me la normalità non è qualcosa che centra con l’aspetto estetico. Normalità per me significa andare a bere qualcosa senza avere il terrore di dover tornare a casa in tempo per andare in bagno, o poter tornare tardi la sera senza svegliare mia mamma per farmi mettere a letto. Non sarei mai riuscita a partire senza la mia Paul, ma per me è pur sempre un gran risultato. 

Questo post lo dedico a tutte quelle persone che sono ancora in ospedale o sono state dimesse da poco. Raggiungere l’indipendenza sarà il percorso più duro. Da parte nostra serve tenacia e costanza, ma c’è bisogno anche di persone che non hanno paura di starci vicino. Senza la fiducia di mia madre, la positività di Paul e la mia voglia di andare avanti non avrei potuto organizzare questi 3 giorni.

Il 2016 voglio costruirlo pezzo dopo pezzo, sperando fili liscio come questi giorni passati a Barcellona che mi hanno aperto gli occhi, mostrandomi quanto ancora io possa fare, con l’aiuto di chi veramente mi ha a cuore.

Priscilla_ChairLeader